Contaminare. È questa, per noi, la parola chiave del Salone del Mobile 2019. Mai come quest’anno era difficile trovare un tema, unico e ricorrente, nel grande appuntamento internazionale del design. Perché non c’era, volutamente.
Nessun filo conduttore, ma ricerca dell’unlimited design
Il Salone di Milano mirava ad una spudorata e coraggiosa contaminazione di stili, tra vecchio e nuovo, tra arte e design, tra artigianato e sperimentazione. Questa sensazione ci ha accompagnato nel nostro soggiorno meneghino, nella città che ha saputo integrare i grattacieli futuristici ai palazzoni popolari, preservando mercati e laboratori artigianali mentre strizzava l’occhio alle boutique più innovative. Unlimited design era il titolo di questa edizione del Salone. Un titolo che riassume perfettamente quel mix sensoriale che ti pervade passeggiando per le vie della città dove tutto è design.
La repubblica del design, gli spazi espositivi nei quartieri milanesi
Con 380 mila presenze da tutti i continenti, l’evento non ha tradito le nostre aspettative di veri appassionati di design, fornendo stimoli costanti con gli spazi espositivi insoliti (capannoni abbandonati, redazioni di testate giornalistiche, botteghe artigiane), le esposizioni in dehors (a piano strada) e gli oltre 1200 eventi del Fuori Salone. Il padiglione 24, dedicato a Leonardo Da Vinci, era un’esaltazione dell’ingegno, dell’abilità nel fare e nel pensare come elemento fondamentale per dare luce a nuove idee e soluzioni progettuali. Del resto, in un settore creativo e in continuo mutamento come il design, finezza, acume e genio creativo sono ingredienti irrinunciabili. S-project era invece uno spazio espositivo poliedrico, dedicato alle soluzioni decorative e alle tecniche per la progettazione degli interni. Il nuovo design district, rinominato La repubblica del design, abbracciava diversi quartieri milanesi, spingendosi dalla centralissima Brera a Bovisa Dergano, con 40 location suggestive, edifici post-industriali oggi cuore pulsante di molti studi di designer.
Luci, colori e natura: suggestioni dal Salone del Mobile
Il Salone del Mobile rappresenta il più autorevole riferimento in fatto di stili dominanti e di recente aveva eletto il minimal come must per un arredamento che guardasse al futuro. Ma se è vero che il Salone di quest’anno non promuoveva uno stile ben definito, possiamo trovare una sorta di fil-rouge nell’eclettismo, nella varietà. Lo si percepiva percorrendo le esposizioni, diffuse e trasversali, arricchite da giochi di luci, cristalli e swarovski. A lampadari volumetrici, imponenti, si alternavano lunghi fili elettrici colorati con comuni porta lampade. A pareti glaciali si contrapponevano, con veemenza, ambienti esotici che richiamavano i colori caldi della natura rigogliosa, nelle carte da parati ad effetto camouflage. Tra le continue contaminazioni, abbiamo trovato una costante: arredi e illuminazione dialogavano, fondendosi in una suggestione comune. Come a dire, giocate pure coi vostri gusti, ma cercate di riprodurre la vostra idea di armonia, tra chiari e scuri, arredi e luci, forme e colori. Ambientazioni estrose ma coerenti a se stesse, insomma.
Cos’abbiamo imparato al Salone di Milano
“Se adottassimo l’approccio progettuale nelle scelte quotidiane, saremmo tutti più felici” si leggeva in una brochure al Salone del Mobile. Ed è questo l’insegnamento che ci portiamo dietro, che ha rafforzato la nostra idea di consulenza. Lo showroom di Cianciosi ha infatti adottato e sviluppato nel tempo una filosofia cliente-centrica, fornendo una consulenza estremamente personalizzata. Questo perché siamo sempre stati convinti, e lo siamo ancor di più dopo la full immersion milanese, che non esista una ricetta buona per tutti.
Il design deve essere cucito su misura sui gusti del singolo, sulla sua personalità, proprio come un abito sartoriale. Arredare casa è, per noi, un percorso ad personam. Il percorso del cliente alla ricerca di un posto che senta davvero suo, che sia casa. Il nostro compito è di aiutarlo ad esprimere se stesso, la sua visione di armonia.